
Lo si apprende dall’intervista rilasciata dal dott. Patrizio Mazza, tra i migliori ematologi e non solo italiani, specializzato in ematologia clinica e di laboratorio ed in oncologia clinica, rilasciata a Puglia Press pubblicata anche dal magazine edito dallo stesso gruppo editoriale. “Ho visto crescere progressivamente malattie impegnative, per le gente di cui ne è affetta. E’ diventato molto gravoso e oneroso affrontarle anche per gli operatori. Ci sono troppi pazienti. Sono cresciuti notevolmente negli ultimi dieci, quindici anni” ha dichiarato il dott. Mazza che ha continuato “Sono sempre più numerose le famiglie toccate dal ‘problema’. Si è creato un fatto sociale, anche mediato da una solidarietà. Tutto questo è il frutto di tanti anni, durante i quali le drammaticità si sono succedute. Io, purtroppo, non vedo miglioramenti, anzi un peggioramento, sia in quantità che in evoluzione delle malattie peggiori. Le cure ormai si sono uniformate, ma le malattie non sono del tutto uguali. Abbiamo delle alterazioni cromosomiche che mandiamo, sul piano diagnostico in altri laboratori, ma senza diagnosi in quanto mai viste” Le conclusioni non sono positive: “Sono pessimista. C’è chi sostiene che bisogna essere ottimisti, vedere sempre qualcosa di positivo, il bicchiere sempre mezzo pieno ed è quello che la medicina ha come obiettivo quello di riempirlo interamente.
L’aspetto positivo è che le famiglie, qualcosa cominciano ad afferrare, ma mi capita anche di entrare in molte di esse e cercare di incoraggiare a continuare a lottare chi ha un tumore e dice che lavorava in ‘quella fabbrica’ dove, su dieci compagni di lavoro, quattro o cinque si sono ammalati e lui è tra questi è un superstite che aspetta il proprio turno. E’ stata acquisita la mentalità di rassegnazione, contando i giorni in cui si aspetta la malattia. Bisogna iniziare a cambiare la propria vita ed a volersi bene, amando la propria terra”. Nelle ultime settimane a Taranto ci sono state diverse proteste, una molto toccante: la marcia di migliaia di persone che hanno perso i loro figli”